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Ex-Otago, buona la seconda

Giovedì, 08 Agosto 2019

Se ci fosse una Bibbia della musica, uno dei comandamenti sarebbe senz’altro questo: non giudicare un gruppo dalla prima volta che lo vedi. 
Visti per la prima volta nel 2017, a Padova, sul palco dello Sherwood Festival, gli Ex-Otago non avevano incantato. All’epoca la band genovese era impegnata nel Marassi Tour, dal nome dell’album che pochi mesi prima aveva sancito l’ingresso di Maurizio Carucci e soci, nel firmamento dell’indie pop italiano.
Le aspettative dunque erano alte e, almeno in parte, rimasero deluse. Nulla di grave, per carità, ma nel complesso prevalse l’impressione di un concerto abbastanza compassato, di una band che scontava ancora una certa timidezza di fondo, e che non si sentiva pienamente a suo agio nella dimensione live. 
Nel frattempo, gli Ex-Otago hanno inciso un altro album, hanno realizzato un docu-film sul loro rapporto con Genova, e hanno partecipato al Festival di Sanremo. Ce n’è quanto basta per eliminare ogni residuo di timidezza, e i risultati si sono visti lo scorso 21 luglio a Treviso, sul palco del
festival Suoni di Marca, nell'ambito del La notte chiama tour. Uno show originale, coinvolgente e per certi versi anche sorprendente, nel senso che sembra imboccare una strada e poi, invece, ti trascina in altre direzioni. Le battute in dialetto veneto, le “passeggiate” di Carucci in mezzo al pubblico e le coreografie non sono colpi ad effetto piazzati lì per stupire, ma riflettono perfettamente la curiosità e la ricerca di empatia che la band esprime nella musica, e nei testi delle sue canzoni, costellate da messaggi semplici e profondi. 
La qualità non era in dubbio. Ora, visti per la seconda volta, gli Ex-Otago sono diventati più disinvolti e pure più spontanei, cioè hanno colmato una lacuna e hanno esaltato la loro caratteristica migliore. Così viene già voglia di vederli per la terza volta.

Alessandro Macciò

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