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Storie di libri

Berlin: la più grande graphic novel di sempre

Venerdì, 06 Settembre 2019

La perfezione esiste, partiamo da questo presupposto.
La graphic novel dello statunitense Jason Lutes è quanto di più perfetto possa essere creato nel mondo dei fumetti.
Un insieme di arte, design, storia ed emozioni racchiuse in una trilogia monumentale che, dal 1996 al 2018, ha influenzato i fumettisti di tutto il mondo. La magia di questa opera sta nel fatto che è stata realizzata da un autore che potremmo definire quasi un novellino, vista la sua scarsa esperienza antecedente al primo volume de La città delle pietre, pubblicato all’età di 29 anni.
Spieghiamoci meglio: da un Ken Follett ci si può aspettare un romanzo senza alcun difetto, ne ha scritti talmente tanti da poter correggere man mano ogni inezia; ma da un autore semisconosciuto, che entra a gamba tesa in un mercato particolare come quello dei fumetti, è abbastanza fantasiosa come ipotesi. Eppure…
Il racconto è ambientato nella Repubblica di Wiemar, tra il periodo di Stresemann e l’ascesa di Hitler, e mette insieme storie di vita quotidiana. Da Kurt Severing, un giornalista eccentrico, a Marthe Muller, una donna appassionata d’arte. Si percepiscono le questioni sociali più importanti dell’epoca - in un reich che si sta riprendendo a fatica dalla “morsa” delle riparazioni post Prima guerra mondiale - dove cominciano ad emergere le prime discriminazioni antisemite, e l’odio verso il bolscevismo, che dopo la Rivoluzione d’ottobre puntava al centro Europa.
La parte grafica è di livello assoluto e mostra, con tratti crudi, tutti i dettagli di una situazione sociale complicata: uomini con volti scavati dalla fatica e dalla povertà; soldati con la terra in faccia e i fucili in mano, tra le scie dei rimbombi dei proiettili evidenziati dalle forti onomatopee.
Nel secondo volume, La città di fumo, Lutes pone enfasi sulla nascita nel nazionalsocialismo tedesco, sempre mantenendo un fil rouge con l’essenza della capitale tedesca, teatro di manifestazioni di massa e fabbriche che emanano un “fumone” nero. L’ultimo capitolo, La città della luce, si conclude con l’inevitabile racconto dell’ascesa di Hitler, in una Germania spaccata tra i grandi ricchi e una classe media molto povera, dove si percepiscono valori lontani e ferite ancora aperte.
Dopo aver letto questi tre capolavori posso affermare che chiamarli ‘fumetto’ sia assolutamente riduttivo.
Con questa trilogia, Lutes ha costruito un’opera d’arte ibrida tra un racconto visivo e un romanzo storico degno delle migliori penne. Siete alla ricerca di una lettura veloce, appassionante ed alternativa? Questi sono i libri giusti per voi. 

Federico Smania

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