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Storie di libri

La persuasione e la rettorica

Mercoledì, 21 Agosto 2019

Non posso dirvi di preciso cosa sia “La persuasione e la rettorica”, ma posso sinceramente svelarvi cosa invece non sia. “La persuasione e la rettorica” non è un libro di cui chiacchiererei volentieri al bar, né un libro che mi porterei in spiaggia sotto l’ombrellone.
Piuttosto un libro che prenderei in mano in un giorno di quelli uggiosi, un po’ torbidi; pronta ad essere trascinata nella misteriosa e realistica visione del mondo di Carlo Michelstaedter.
Se non avete mai letto nulla di questo autore è perché, di primo acchito, i suoi titoli non attirano granchè, e vi confido che forse io stessa non comprerei i suoi scritti. Ma una volta letto, un libro del genere, non può non lasciarti un segno.
Come finisce quest’opera non è uno spoiler, è risaputo. L’autore all’età di soli 23 anni, dopo aver completato la stesura della sua tesi di laurea in filosofia, decide di togliersi la vita, con un gesto che ancora oggi resta in larga misura inspiegabile. Ecco perché questo testo, che consiste nel rapporto di laurea lasciato a mo’ di testamento, è così prezioso e di grande interesse. La forza, nonché l’inquietante testimonianza, di questa tesi sta proprio nel vincolo autobiografico.
Impossibile non chiedersi quale sarebbe il peso di quest’opera senza la sorprendente coerenza dell’autore, che dice che “è stato detto tante volte, e con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle parole”. Forse la sua massima, estrema, testimonianza sta nel rendere ridicolo tutto il chiacchiericcio di chi resta.
Il testo parla della persuasione, nella prima parte, e della rettorica nella seconda. 
“Persuasione” è il tentativo, sempre vanificato dalla manchevolezza della vita, di giungere al possesso di sé stessi; mentre “rettorica” è l’apparato di parole, gesti, istituzioni, in pratica la società; che occulta continuamente la nostra effettiva impossibilità di giungere alla tanto ambita persuasione, al possedere noi stessi, all’essere padroni unicamente della nostra volontà.
La persuasione, quindi, altro non è che un paradosso, un ideale, un’iperbole.
L’incauta rapidità con cui Carlo Michelstaedter attraversò la vita non deve spaventarci, né dissuaderci dalla lettura di quello che è considerato un inclassificabile capolavoro filosofico, per l’intensità rovente dell’esperienza e per la tematica.
La lettura di quest’opera ci porta a riflettere sull’aspetto principale del nostro stesso essere, l’aspetto desiderativo, quell’insaziabile fonte alla quale non ci stanchiamo mai di attingere, ancora, ancora e ancora.
Vi invito, quindi, ad armarvi di pazienza, cautela, e sì, anche di un po’ di coraggio, per avanzare anche di poco nell’inesauribile esplorazione dell’esistenza umana. 

Anna Sacchetto

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    La persuasione e la rettorica

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