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Storie di libri

Lettera a una professoressa

Domenica, 01 Settembre 2019

“Le maestre sono come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono non hanno tempo di piangere.”
Sono solo poche righe ma già possiamo captare il taglio critico e ironico che contraddistingue il testo “Lettera a una professoressa”. Si tratta di un libro scritto e redatto da otto ragazzi della scuola di Barbiana, un'esperienza educativa sperimentale avviata e animata da don Lorenzo Milani dal 1954 al 1967.
Chi si inoltra nella lettura di questo testo sicuramente si potrà identificare in uno tra gli otto autori perché, si sa, quando si frequenta una scuola pubblica i pensieri ricorrenti nelle menti degli alunni rimbalzano come palline di un flipper dalla testa di uno, a quella dell’altro, in un continuo su e giù.
Chi di noi, infatti, non si è mai chiesto “Perché le maestre devono bocciare?”, “Perché la maestra fa le preferenze?”, “Perché queste parole sono così difficili da non capire niente?”, “Perché in questa lingua straniera le parole non si pronunciano come si scrivono?”, e un’altra infinita serie di pensieri comuni che si ritrovano in molti di noi.
I ragazzi di Barbiana redigono questo testo per offrire una giusta sentenza a tutte le ingiustizie che ci sembra di aver subito, seduti per anni su quei banchi. Ecco che la loro scuola, descritta e sperimentata secondo le modalità presentate in questo testo, si trasforma in maniera rivoluzionaria. A Barbiana nessuno era negato per gli studi. Non si facevano preferenze, però chi era senza basi, lento o svogliato, si sentiva il preferito. Finchè non aveva capito, gli altri non andavano avanti.
Un libro che sicuramente vi consiglio di leggere per dar finalmente pace a quei piccoli tormenti delle scuole elementari e medie, che ancora vi ronzano in testa anche se per farlo, a mio avviso, l’occhio critico va tenuto ben vigile. Barbiana propone molte rivoluzioni, ma lo sono davvero?
Barbiana critica i “paroloni” e gli uomini di cultura. Ma perché è necessario questo atteggiamento sostenuto? Perché offrire questa caricatura?
Barbiana, se qualcuno ha una passione per una materia, proibisce di studiarla, dato che “c’è tanto tempo dopo per chiudersi nelle specializzazioni”. Guai le passioni, guai alle affezioni, guai agli interessi precoci, alle predilezioni che catturano precocemente l’anima. E perché mai questa polizia preventiva e rigida?
Barbiana, concludo tornando al principio, apre la sua Lettera facendo leva sui genitori; questo testo è per loro. È “un invito ad organizzarsi”, si legge, a non subire, a non rimanere passivi, a coalizzarsi. Ma... contro chi? Contro gli insegnanti?
Insomma, a conti fatti sarete voi a decidere su quale palmo della mano tenere Barbiana, se su quello che inneggia alle rivoluzioni del vostro io bambino, o su quello di uno sguardo critico, vigile, attento a smascherare ogni possibile piccola traccia di propaganda.

Anna Sacchetto

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  • Titolo articolo:

    Lettera a una professoressa

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