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L'ambiente che vogliamo

Sulle celesti montagne del Tien Shan, per mappare gli angoli remoti del mondo

Giovedì, 04 Luglio 2019

Ci vuole un briciolo di sana pazzia per avventurarsi nei luoghi più sperduti al mondo con l’unico obiettivo di scattare foto. Nemmeno per sé stessi, o da vendere, ma da condividere su portali gratuiti, dove saranno alla portata di tutti: dal coraggioso avventuriere che organizza una vacanza al ricercatore di turno.
Eppure, è proprio questa l’impresa in cui si sono cimentati un gruppo di prodi geografi padovani: sulle orme dell’esploratore ottocentesco Osten-Sacken, hanno affrontato i percorsi più ostili tra le alte montagne del Tien Shan, in Kirghizistan. Un posto dove le temperature, in inverno, scendono anche di venti gradi sotto lo zero.
Non è stato facile: si sono adattati a dormire in abitazioni tipiche (delle specie di capanne circolari) e hanno dovuto rinunciare all’auto in favore del cavallo, attraversando valli gelide e innevate. Ma ne è valsa la pena: perché il bottino, non solo per gli appassionati, ha un valore inestimabile. Migliaia di immagini di scorci, abitazioni, animali poco conosciuti e sui quali si sa ben poco, proprio per via dei luoghi inaccessibili in cui si trovano. Alla guida della spedizione c’era anche un entomologo (Roberto Battiston) che ha condotto il gruppo tra lucertole, coleotteri e affascinanti cimici kirghise.

«Le immagini acquisite»
spiega la geografa Rachele Amerini, responsabile della parte cartografica della spedizione, «potranno essere utilizzate da tutti, dal viaggiatore a caccia di fotografie della sua prossima meta al ricercatore interessato a capire la conformazione di un determinato territorio. Questo perché saranno tutte caricate su Mapillary, piattaforma per la condivisione di foto geolocalizzate sviluppata dall’omonima azienda svedese». Azienda che, tra l’altro, ha sposato e in parte supportato il progetto, fornendo una Go Pro Hero 7 per l’acquisizione delle immagini.

La missione è stata organizzata dalla World Biodiversity Association, in collaborazione con l’associazione Geograficamente e il Master in GIScience e droni dell’Università di Padova, ed è in realtà alla seconda edizione.
«Quest’anno» spiega ancora Amerini «abbiamo lanciato la sfida proponendo un workshop cartografico-naturalistico accolto con un entusiasmo che ci ha sorpresi. Senza gli altri membri della squadra non avremmo raccolto neanche la metà dei dati. Alla fine, persino le guide e il nostro driver ci hanno dato una mano a mappare e a raccogliere esemplari».
E ora? Una volta recuperata la connessione Internet, i giovani geografi procederanno all’upload del grandissimo numero di immagini raccolte, mentre per la parte naturalistica bisognerà attendere il responso degli specialisti a cui verranno inviati gli esemplari appena smistati.

Silvia Quaranta

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