Ci sono innamorati destinati (verrebbe quasi da dire condannati), a restare uniti da un’attrazione insopprimibile, generata da una lucida rassegnazione, nonostante avversità apparentemente insuperabili, nonostante tensioni potenzialmente esplosive, anche dopo (e forse proprio grazie a) pause e deviazioni più o meno prolungate.
È questo che sembra dirci “Berta Isla”, l’ultimo romanzo dello scrittore spagnolo Javier Marías, che prende le mosse nella Madrid di fine anni ‘60 ed è incentrato sulla storia del rapporto tra Berta Isla e Tomás Nevinson, lei madrilena e lui anglo-spagnolo. La loro è tutto il contrario di una storia da favola, ma paradossalmente sembra che a tenerli uniti sia proprio l’inquietudine di fondo che li accompagna e che si aggrava col passare del tempo. Prima di sposarsi, Berta e Tomás si tradiscono più volte; uno di questi tradimenti porterà Tomás a compiere una scelta che cambierà radicalmente la sua vita, e di riflesso quella di Berta: quella di diventare un agente segreto al servizio dell’Inghilterra.
All’inizio Tomás non rivela la sua attività, poi Berta capisce tutto, e passa dal non sapere niente al sapere che suo marito non può dirle niente del suo lavoro. Sarebbe il colpo di grazia per qualsiasi coppia, invece Berta trova la forza di accettare questa situazione e di esporsi a nuovi, ulteriori colpi di scena, con un’ostinazione che sembra scaturire dalle pieghe più remote e indecifrabili del suo animo.
Javier Marías mette in scena un amore tormentato, discontinuo, asimmetrico, quasi insensato, eppure capace di resistere nel tempo, e proprio per questo così spiazzante. “Berta Isla”, poi, propone molti altri paradossi: il possesso di un talento vissuto come una dannazione (il reclutamento forzato di Tomás nei servizi segreti inglesi nasce da quello per le lingue), le soluzioni nascoste dietro a situazioni apparentemente senza via d’uscita, il tradimento inferto in nome di chi, a sua volta, si mostra fedele e invece ci ha traditi, e anzi sul tradimento ha addirittura fondato il nostro rapporto. Javier Marías sembra dirci che dietro ad ogni azione e ad ogni relazione, c’è un inganno da accettare, più o meno grande e intenzionale. E lo fa con una prosa magistrale, che scava a fondo nell’animo dei protagonisti.

Alessandro Macciò