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Storie di libri

Piccola Città, di Vanessa Roghi

Venerdì, 12 Luglio 2019

Essenziale, nel suo essere maledettamente crudo.
Minimalista sin dalla copertina, perché non servono decori o arricchimenti. Si presenta con un cartoncino bianco, un disegno stilizzato, e un font retrò per una “storia comune di eroina”. Uno spaccato della realtà nel secondo dopoguerra, tra identità politiche e mera tossicodipendenza.
Ventitré storie per conoscerci meglio, per comprendere il pensiero attorno ad una tematica così delicata, per valutarne ex post le strumentalizzazioni politiche che, fin da allora, infettavano il Paese più degli stessi aghi. Esemplificazioni «per la Destra, la tossicodipendenza è un piano dei comunisti; per l’estrema sinistra è un piano della CIA, del capitale, della borghesia». Quindi non stupiamoci né, tantomeno, idolatriamo incondizionatamente uomini del passato conoscendone solo le gesta narrate nei libri di storia.
Partendo da Grosseto, il libro segue la colonna vertebrale della penisola per rivivere un disagio sociale diffuso, troppo diffuso, fino ad arrivare alle grandi città, ai grandi problemi. Racconti veri, di persone che vivono a pochi isolati l’uno dall’altro, pseudonimi necessari poiché tutti si conoscono e le famiglie borghesi non vogliono perdere la loro reputazione per una “pecora nera”.
Per chi ha letto il cult “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, “Piccola città” rappresenterà la conclusione di un giusto percorso, tra le piaghe delle società occidentali, quelle che non prendono le prime pagine, che non fanno notizia. Perché, per citare l’autrice, «Questa è una cosa che non si racconta. Non è neanche un fatto degno di nota. È una piccola storia ignobile».
Un testo che mi sento di consigliarvi, non per la qualità stilistica ma per le emozioni che suscita.
Prendetevi il giusto tempo per viaggiare in un mondo non lontano, né geograficamente né cronologicamente. Si creerà un legame emotivo tra voi e i personaggi, e le loro difficoltà sembreranno toccarvi nel profondo.
Arrivati alla fine, la carta del libro sarà consumata e la copertina ingiallita, ma è la giusta metafora di ciò che si è trovato all’interno.

Federico Smania

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    Piccola Città, di Vanessa Roghi

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