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Oggi è già futuro

L’educazione civica digitale

Martedì, 15 Ottobre 2019

Annunciato per l’anno scolastico 2018/19, il ritorno dell’educazione civica a scuola slitterà di 12 mesi. Nell’attesa, almeno a Gorizia, gli studenti si potranno consolare con l’educazione civica digitale: a insegnarla è Edoardo Grassi, 32 anni di Gorizia, esperto di relazioni pubbliche e comunicazione digitale. Tutto è nato proprio con la tesi per il master in Comunicazione digitale, quando Edoardo si è ispirato a una frase della giornalista Barbara Sgarzi che faceva più o meno così: “Il compito di spiegare il digitale ai bambini spetta agli esperti del settore, perché le mamme non lo fanno”.

Edoardo raccoglie lo spunto per declinare l’educazione civica alla sfera digitale, e decide di portarla nel suo ex liceo: “Mi hanno assegnato le classi terze, che dal punto di vista dell’età sono un buon compromesso - racconta Edoardo - Ogni classe segue un percorso di sei ore: le prime due sono incentrate sulla storia della comunicazione, e mi servono per conoscere i ragazzi. Spiegare che una volta il capofamiglia accendeva la tivù, e che tutti la guardavano in religioso silenzio, che loro sono nati con certi strumenti, e che invece noi abbiamo dovuto imparare a usarli, serve a far crescere la loro consapevolezza nei mezzi che hanno a disposizione”. 

La seconda lezione ha un taglio più pratico: “Spiego alcuni tecnicismi sul mondo del web, quali sono le occasioni di lavoro legate al digitale, e cosa succede se sbagliamo a pubblicare qualche contenuto, ricordando sempre che digitale e reale sono la stessa cosa”. Le ultime due ore sono più ludiche: “Facciamo diversi giochi che spiegano come comunicare in modo corretto, e assegno un compito su Twitter: gli studenti devono sviluppare in 140 caratteri l’ultimo tema fatto in classe, magari su quattro facciate di foglio protocollo. Il problema dei social, è che i ragazzi devono imparare a usarlo non come un diario personale, ma come uno strumento di interazione con il mondo esterno: dopo il corso, alcuni studenti mi chiedono di guardare il loro profilo Facebook per capire se ci siano dei contenuti inappropriati, e poi fanno la pulizia delle foto”. 

Il bilancio, finora, è più che positivo: “La narrazione degli adolescenti è profondamente sbagliata, e posso dire che sono più io ad imparare da loro, che non il contrario - assicura Edoardo - Non è vero che i ragazzi vivono solo il momento e poi dimenticano tutto: in realtà pensano molto al passato e al futuro, e vogliono sapere cos’è giusto e cos’è sbagliato. L’argomento che suscita più interesse è come e perché si diffondono le notizie false, e soprattutto perché la gente ci crede”. Infine, una riflessione sui professionisti del digitale: “Essere nato con carta e penna mi ha aiutato molto, bisogna sempre sapersi rapportare con gli altri prima dal vivo e poi da dietro la tastiera. Non si nasce comunicatori usando solo i social”.  

Alessandro Macciò

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