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Fuga nell'arte

Chiese dismesse e arte contemporanea

Mercoledì, 09 Ottobre 2019

Era il 1999 quando due artisti di fama mondiale si trovarono a bere un barolo nella tenuta Ceretto, vicino ad Alba. Davanti ad un bicchiere di rosso ebbero l’ispirazione: un “fuoco acceso sulla collina”, per David Tremlett, “un oggetto, un’opera, per la quale usare il colore”, per Sol LeWitt, e realizzarono un’opera d’arte contemporanea coloratissima, restaurando la Cappella del Barolo, che quest’anno compie 20 anni, e che ha segnato una via.  
Da allora, spesso il legame tra arte e vino – e quindi territorio -  ha prodotto altri risultati degni di nota, e questo è accaduto spesso in luoghi che erano prima prestati alla fede.
Ad esempio, si potrebbe citare l’installazione di Anish Kapoor nella cappellina del Castello di Ama, nel Chianti:  al centro del pavimento si apre un cerchio luminoso, una piccola e accesa voragine, una percezione di fuoco e luce. 
Il rapporto tra arte contemporanea e chiese  ha visto momenti importanti anche a Milano, con l’esperienza della Chiesa Rossa e della Chiesa di San Fedele. Per la Chiesa Rossa, Dan Flavin concepì un’opera come elemento centrale del restauro, e come rinnovamento della chiesa parrocchiale progettata da Giovanni Muzio negli anni Trenta, con la Fondazione Prada a sostenere l’impegno economico. 
La Chiesa di San Fedele è un vero e proprio museo di arte contemporanea, ed è stato pensato all’interno della cinquecentesca chiesa a due passi dal Teatro alla Scala, con opere a ragionare tra laico e sacro, di Fontana, Kounellis, Paladino, Simpson, Parmiggiani e altri. La chiesa è conosciuta anche perché, da sempre, le danzatrici della Scala vengono a chiedere ‘protezione’, ed in un’installazione contemporanea l’artista Paladino ha disposto alcune scarpine da danza su una parete, come fossero degli ex voto. 
A Venezia, ormai da molti anni, la Biennale è occasione per sperimentare il rapporto tra chiese e contemporaneo.  Hanno lasciato traccia nella memoria i progetti di Pipilotti Rist, nella Chiesa di San Stae, Bill Viola nella Chiesa di San Gallo, Recycle Group nella Chiesa di Sant’Antonin, e molti altri ancora, incluso Sean Scully all’Abbazia di San Giorgio, ancora in corso. Le chiese in città  sono 157, altre 40 sono andate distrutte, ed oltre 30 risultano “chiuse al culto”. Questo rende l’idea della rilevanza del tema in una città che ha fatto del rapporto con l’arte e la cultura la sua ragion d’essere.
Due righe a parte merita il progetto ‘Ocean Space’, nella chiesa sconsacrata di San Lorenzo, nel sestiere di Castello. In questo spazio la Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Academy ha aperto una sua sede permanente.  La fondazione elvetica si è fatta carico degli interventi di restauro per dare continuità al suo progetto di grande attualità, legato agli oceani e al loro delicato equilibrio, che coinvolge artisti, scienziati, politici, esperti di cambiamento climatico, organizzando mostre, residenze, spedizioni, convegni. Una chiesa che diventa luogo di riflessione sul presente, sperando magari nella suggestione e nel monito dell’austero ambiente ospitante. 
A Padova, invece, è in fase di restauro una Chiesa del Mille, la Chiesa di Sant’Agnese. Al termine della guerra venne sconsacrata e venduta ai privati. Divenne autofficina già alla fine degli anni ’40, e rimase tale fino agli anni ’80. Quando l’officina chiuse, la chiesa versò per alcuni anni in stato di degrado, e rimase inutilizzata fino a quando, qualche anno fa, venne rilevata dalla Fondazione Alberto Peruzzo, che ne completerà i restauri entro il 2020 per farne un luogo di cultura e arte, restituendola, quindi, alla città e ad un uso pubblico. 
Una chiesa che ha conosciuto il proprio sviluppo mentre Giotto, a poche centinaia di metri di distanza, dipingeva la Cappella degli Scrovegni,  nei primi del Trecento, ed anche qui sono stati trovati i segni del passaggio dei collaboratori del grande artista fiorentino. La fondazione, nella chiesa, darà vita anche ad un dialogo con l’arte contemporanea.
Uno dei grandi maestri dell’arte povera, Jannis Kounellis, diceva in maniera ironica “Sono laico e di chiesa”. Questo testimonia il fatto di come il rapporto tra arte contemporanea e chiesa ponga riflessioni importanti, che non interessano necessariamente solo i credenti, e vanno di pari passo anche con un altro tema: cosa farne dei migliaia di siti di matrice religiosa che, nel tempo, hanno perso le loro funzioni e versano nel degrado. 

Marco Trevisan

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