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Fuga nell'arte

Rischiare, oltre ogni ragionevole dubbio

Mercoledì, 03 Luglio 2019

Acquistare un'opera 'inesistente'? Fatto. Acquistare un'opera fatta solo di parole recitate? Fatto. Partecipare a delle performance in qualità di 'perfomer'? Fatto.

Giorgio Fasol ha superato gli 80 anni, ma lo potresti tranquillamente incontrare in treno, in una giornata nevosa, ad attraversare l'Italia, dalla sua Verona, per arrivare alla mostra di un giovane artista sconosciuto.

L'attività del Fasol collezionista è letteralmente costellata di aneddoti divertenti.
Qualche anno fa acquistò un'opera dall'artista Tino Sehgal, che consisteva nel recitare un titolo del quotidiano di quel giorno, agli ospiti che gli facevano visita. "Nonna scommette sul nome del royal baby, e vince 21mila euro", per restare ai giorni nostri, concludendo con un "Questa è un'opera di Tino Sehgal!".“Oppure potrebbe essere anche il bollettino meteo o l’oroscopo — dice Fasol —, e lo posso fare con tutti, dalla donna delle pulizie al sindaco. Se volessi prestarla ad un museo, la performance sarebbe messa in scena da uno degli impiegati, istruiti da un’assistente di Sehgal e pagati un euro all’ora. L’ho fatto, con il Mart di Rovereto”.
Sehgal è famoso per le opere concettuali, fatte solo di parole da ripetere. Un’opera venduta seguendo canoni alternativi: alla presenza di un notaio, ma con nulla di trascritto, senza documenti, con la sola trasmissione orale come l'artista esigeva. E con grande disagio del notaio, che perse la pazienza. "Il notaio mi implorava di non comprarla, diceva che era una truffa. Gli ho detto: se pensi questo, allora sono certo che quest’opera sia un capolavoro!"

Fasol ha comprato Lucio Fontana nel 1969, quand’era sconosciuto ai più. Maurizio Cattelan nel 1991, quando era un ragazzo ai primi tentativi. Nel 2001 Subodh Gupta, il primo acquisto dell’artista fuori dall'India, diventato poi famoso nel mondo.
Ha un fiuto unico, frutto di migliaia di chilometri percorsi, e centinaia di mostre viste ogni anno, scegliendo spesso la strada della provocazione.
Qualche tempo fa entrò in una galleria a Roma, e rimase affascinato da una semplice didascalia, senza opera: '2128'. Opera inesistente, artista inesistente: l'opera verrà realizzata solo nel 2128, senza sapere da chi. Più il lavoro artistico si annuncia rivoluzionario, e sovverte la nozione di opera stessa, più è
probabile che finisca nella casa di Fasol.

Negli ultimi anni il collezionista si è dedicato anche a progetti di crowdfunding, lanciando una piattaforma per il supporto alle idee di artisti emergenti. Dimostrando, ancora una volta, come guardare al futuro ed essere giovani dentro, abbiano poco a che fare con l'età anagrafica, ma piuttosto con la curiosità e la voglia di rischiare.

Marco Trevisan

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