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Fuga nell'arte

Arte e comunicazione nell'era dei social

Mercoledì, 31 Luglio 2019

Due chiacchiere e un confronto con Giacomo Nicolella Maschietti, figura poliedrica del mondo dell’arte, giornalista che scrive su riviste patinate (come GQ, Marie Claire, Gentleman), digitali (come Artslife), presenta in televisione (SkyArte, ClassCNBC), immancabile agli eventi, molto attivo sui social. Ha condotto l’unico esperimento italiano di talent show con artisti su SkyArte. 

Sei conosciuto come 'anchorman', 'giornalista', 'infuencer', 'presentatore'. Tra queste, quale definizione si avvicina di più alla verità?
Ho iniziato lavorando in televisione a ClassCNBC (dove mi trovate tutti i week end con TOP LOT, un programma dedicato al mondo delle aste), e in virtù di quella specializzazione vengo chiamato spesso a presentare o moderare incontri. Da qui, il tema del “presentatore”. In realtà, più che altro, sono un giornalista che si occupa quasi esclusivamente di arte. Chiaramente, sono preso come tutti dalle circostanze, ma cerco di rimanere il più autentico possibile.

Tu lavori in televisione, scrivi su riviste, sia cartacee che online, sei presente in maniera decisa sui 
social: si può parlare oggi di un linguaggio comune per i vari canali, con delle caratteristiche definite, per chi si occupa di comunicazione in campo artistico?
I diversi canali di comunicazione hanno tutti delle specializzazioni molto nette, delle caratteristiche precise e differenti tra loro, quindi sarebbe riduttivo privilegiarne alcuni a discapito di altri. Servono tutti, e se possibile, vanno usati tutti.

Si dice che l'arte contemporanea sia adatta per l'uso dei social, ma poi certi personaggi citati come casi esemplari hanno poco seguito se paragonati ad altri settori; Cattelan e il suo The single Post su instagram ha 150mila follower, la Fondazione Sandretto che tanto fa parlare di sé su instagram ne ha 33mila, Bonami con TheBonamist meno di 8mila, fenomeni mondiali come Jeff Koons 341mila, Kapoor 113mila. L'arte, nonostante tutto, è ancora per pochi, anche sui social?
L’arte è per pochi. Il Lucca Comics, in proporzione, fa molti più visitatori della Biennale di Venezia. Perché si tratta di un evento che parla con il pubblico, che ha bisogno del pubblico, mentre la Biennale no. L’arte contemporanea funziona su meccanismi clientelari che non hanno bisogno di audience, e dunque di followers. Il digitale, in senso complessivo, invece sta interessando moltissimo i grandi capi dell’arte, basti pensare a Larry Gagosian, che ha appena assunto il fondatore di Artsy per lo sviluppo digital della galleria.

Non c'è il rischio che la diffusione dei social per la comunicazione dell'arte omologhi il tutto verso opere 'carine' e instagrammabili, livellando il tutto verso il basso?
No, non credo. Anzi, ritengo che senza le consuete difese accademiche, l’artista sia costretto a mostrarsi per quello che è. Sono sempre stato convinto che se un’opera vada spiegata con un testo a fronte per essere fruita, molto probabilmente l’artista ha sbagliato qualcosa. I social sono uno straordinario strumento di diffusione, non contaminano il contenuto artistico, alla McLuhan per intenderci.

Tu hai condotto l'unico esperimento di reality show con artisti su SkyArte, e l'hai definito un fallimento, perché non è stato capace di parlare al grande pubblico. Pensi che l'arte possa ancora aspirare a farlo, anche su un canale come la televisione? Che format ti piacerebbe vedere in tv?
Sarebbe molto bello vedere più arte in televisione. Però credo che la formula più adatta resti ancora la cara e vecchia divulgazione, elegante e possibilmente umile. Il talent, per me, è sempre stato un qualcosa di paragonabile alle corse dei cavalli. Non mi interessa che un artista sia dotato di tecnica sopraffina o altro, mi interessa ci siano idee.

Un artista mid career italiano che ami? e uno che non ami come stile ma dici 'cavolo, che bravo'?
Domanda impossibile, ne vedo troppi e ne dimentico altrettanti. Sono appassionato di pittura e quindi dico Rudolf Stingel, che però non è mid career… Uno che non amo ma che lavora bene potrebbe essere Luca Pignatelli.

Una domanda interessante che ho sentito fare da Bonami a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo: se dovessi commissionare la tua tomba a un artista contemporaneo, chi sarebbe? la risposta della Sandretto, ancora più interessante, è stata 'Tino Sehgal, così direbbero tutto il tempo This is Patrizia, e io sarei come viva'. La tua di risposta? 
Credo che la tomba più bella di tutte l’abbia fatta Beuys a Lucio Amelio a Capri, è intitolata “L’isola del sonno”. Io me la farei fare da Cattelan magari, un bel dito e via, giusto per tenere fuori dalle balle i seccatori.


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Marco Trevisan

 

 

 

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