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Fuga nell'arte

Nascosta ma imperdibile: la Collezione Sammlung Boros

Mercoledì, 28 Agosto 2019

Sfogliando una tradizionale guida turistica di Berlino sicuramente non troverete citata la collezione Sammlung Boros. Ma potrebbe capitarvi in un inserto particolare o in un articolo come questo, e allora non potrete che restarne affascinati.
La cosa particolare di questa collezione è che non è situata nella tipica struttura di un museo o in una galleria qualsiasi; essa sorge all’interno di quello che, durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato un bunker, e la sua storia è molto specifica. All’entrata, una tenda nera lascia intravedere solo uno spiraglio dei duemila metri quadri che compongono il primo piano, tanto che viene da chiedersi se sia davvero quello il museo che si stesse cercando o meno. Dopo uno stretto corridoio si inizia ad intravedere la reale conformazione di questo luogo, contraddistinto dal più grezzo cemento, e dal grigiore e biancore che lo circondano.
In un contesto come questo non è possibile separare l’arte dallo spazio in cui è mostrata, caratterizzato da un minimalismo assoluto. L’ex rifugio antiaereo fu costruito durante la Seconda Guerra Mondiale come risultato di un ordine impartito da Adolf Hiltler. Il nostro bunker era chiamato M1200 – M sta per Menschen (persone) e 1200 era il numero di persone a cui poteva offrire riparo anche se, com’è prevedibile, questo limite non veniva rispettato.
In un secondo periodo il bunker venne usato come deposito di frutta fresca; vista la struttura del bunker, infatti, la temperatura esterna entra molto lentamente all’interno, condizioni perfette per banane e arance inviate da Cuba due volte l’anno. Ecco perché è stato facile per la gente trovare un nuovo appellativo a questo peculiare luogo: banana bunker.
Il boom del cambiamento, però, avvenne solo con la caduta del muro di Berlino, quando il caos regnava sovrano e la capitale diventava terra fertile per la nascita del genere musicale che ancora oggi più la rappresenta: la techno. Non è sfuggito a questo turbinio di festa il nostro bunker, trasformato in una casa chiusa di musica, condito di droghe sintetiche e impianti da far vibrare le ginocchia. La gente metteva le candele negli angoli, come in guerra, per controllare il livello di ossigeno, 30 DJ suonavano contemporaneamente: era diventato il “club più duro al mondo”; così per molte persone “The Bunker” è ancora la fonte di ispirazione per club iconici come il Berghain o Kitkat.
Con una storia del genere alle spalle, la collezione di arte contemporanea allestitavi all’interno acquisisce un fascino esponenziale che, posso confermarvelo, non rischierà di deludere le vostre aspettative.  Il museo-bunker ha appena iniziato anche un programma di mediazione per bambini a partire dai 5 anni fino ai 12. Soprattutto i giovanissimi possono imparare molto sulla storia del bunker e sulla responsabilità storica che portiamo, anche guardando alle narrazioni degli artisti che non cessano mai di metterci in discussione sin da piccoli, anche se in modo implicito.  L’arte è per tutti, l’arte è critica, l’arte va contro ogni tipo di fissità. L’arte ti fa riflettere e pensare e nulla è più importante di questo, per accrescere e mantenere una prospettiva umana.
Un consiglio pratico: se volete visitare la collezione Boros vi consiglio di prenotare con diversi mesi di anticipo! Forse non vi ricapiterà di tornare spesso a Berlino, e questa è senz’altro un’esperienza da non perdere.

Anna Sacchetto

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