Immagine articolo 1

Oggi è già futuro

Alpha Cities: non è tutt'oro ciò che luccica

Martedì, 09 Luglio 2019

Quasi quasi conviene emigrare, e magari cambiare proprio continente.
Sono solo 19, cioè praticamente un terzo del totale, le città dell’Unione europea inserite nell’elenco delle 55 Alpha Cities mondiali.
Se pensate che si tratti di uno scherzo, sappiate che il ranking proviene dal gruppo di ricerca Globalization and World Cities (GaWC), costituito nel dipartimento di Geografia della Loughborough University (Regno Unito).
Una cosa seria, insomma. Opinabile come tutti i ranking, ma pur sempre indicativa di una tendenza. 
Senza entrare troppo nei dettagli, il ranking nasce per individuare le città paragonabili ai nodi della rete globale, e quindi per delineare i veri ecosistemi dell’innovazione.
L’ultima versione risale al 2018, comprende 374 città e le divide in cinque categorie: Alpha (55 città), Beta (80), Gamma (77), High Sufficiency (24) e Sufficiency (138).

La collocazione delle città nelle varie categorie dipende dalla misurazione dei fattori che le rendono più o meno attrattive, a partire da quelli economici: più alto è il numero di imprese e servizi avanzati, più alta sarà la posizione in classifica.
Lo stesso vale per la presenza di istituzioni pubbliche e finanziarie, di università e centri di ricerca, di infrastrutture logistiche e collegamenti internazionali, come porti e aeroporti.
Sono questi i contesti che richiamano i talenti e gli investitori, con tutta una serie di effetti positivi che vanno dall’aumento della produzione a quello delle retribuzioni. 

Le due metropoli Alpha++ sono Londra e New York, ma basta scendere di un gradino per veder svanire l’egemonia occidentale: da Pechino a Sidney, da Dubai a Tokyo, tutte le città Alpha+ (tranne Parigi) sono in Asia e in Oceania. Nell’elenco delle mete più appetibili rientrano anche Hong Kong, Shanghai e Singapore.
Per quanto riguarda l’Italia, il ranking GaWC comprende 8 città, di cui solo 2 tra le prime 55 (Milano come Alpha e Roma come Alpha-). Torino si piazza terza come Gamma, Firenze quarta come High Sufficiency, mentre le città che non vanno oltre la sufficienza sono Bologna, Genova, Napoli e Trieste. 

Quel che il ranking non dice, lo dicono Giulio Buciuni del Trinity College di Dublino, e Giancarlo Corò dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel libro Vertical Innovation.
Secondo i due studiosi, infatti, la concentrazione della ricchezza in alcune città non è un fatto necessariamente positivo: l’altro lato della medaglia consiste nelle «Apocalypse Town», che non hanno saputo rinnovarsi e sono rimaste ai margini dello sviluppo, come Detroit negli Stati Uniti. Il fatto è, che la presenza delle Alpha Cities genera una disparità tanto involontaria quanto inevitabile, che rischia di compromettere la coesione sociale dei loro stessi Stati di appartenenza. E poi non ci sono solo le metropoli: Buciuni e Corò citano diversi esempi di periferie competitive, dal Nord Carolina negli Stati Uniti, alla città di Galway in Irlanda, passando per la regione della Ruhr in Germania. 
Insomma, anche periferia può fare rima con Alpha City. Come a dire che quasi quasi conviene emigrare, ma anche no.

Alessandro Macciò

Informazioni aggiuntive

  • Titolo articolo:

    Alpha Cities: non è tutt'oro ciò che luccica

  • Immagine articolo 1: Immagine articolo 1
  • Immagine introduttiva: Immagine introduttiva

ARTICOLI PRECEDENTI