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Oggi è già futuro

A Toronto il primo quartiere intelligente della storia

Martedì, 30 Luglio 2019

Ricordate quando, nella seconda metà del 1800, Jules Verne, scrittore dell’allora fantascienza scriveva di ‘sbarchi sulla luna e sommergibili’, e anticipava di 100 anni invenzioni e traguardi scientifici che sarebbero diventati poi realtà? La storia si ripete e, se erroneamente ancora siete convinti che le città governate dalla tecnologia e dalle macchine, esistano solo nei libri e nei film, vi state sbagliando alla grande.
A Toronto, infatti, procedono i preparativi e i lavori per la realizzazione di quella che potrebbe diventare la più grande invenzione del secolo: il primo quartiere intelligente e completamente automatizzato.
Il progetto inizia nel 2016 grazie all’idea del co-fondatore di Google, Larry Page, e subito cominciano a trapelare notizie e indiscrezioni che vorrebbero una nuova città-stato ipertecnologica, dove l’azienda statunitense leader dei servizi online potrebbe mettere in pratica le conoscenze informatiche che ha in casa, neanche a dirlo, avanzatissime.
Nel 2017 la città canadese vince il contest, e accetta di concretizzare l’idea in un quartiere della città, l’area affacciata sul lago Ontario. Ma in che cosa consisterà questa smart - city del futuro?
Le principali innovazioni riguardano bus e auto autonomi, semafori ‘intelligenti’ in grado di percepire la presenza di pedoni e automobili, robot che si muovono in tunnel sotterranei e case ecosostenibili riscaldate ad energia solare. Il quartiere predestinato sarà, quindi, smart e green
Purtroppo, non ci sono solo aspetti positivi in questo progetto, ma anche delle difficoltà e perplessità che vanno considerate: la prima criticità riguarda i costi altissimi, la seconda il fatto che i cittadini sarebbero, e saranno, sotto costante controllo delle macchine, questione molto discutibile in tema privacy.
Secondo Ann Cavoukian, ex commissario per la privacy della provincia dell’Ontario, i futuri abitanti della smart – city saranno solo in parte tutelati sotto il profilo dei dati personali, e gli stessi cittadini hanno abbandonato l’entusiasmo iniziale a favore dei timori relativi al fatto di essere
costantemente controllati. Se pensiamo, poi, alla velocità con cui i dati raccolti possono essere diffusi in rete e hackerati, è chiaro il perchè sia richiesta una maggiore attenzione dal punto di vista della security.
Come tutto il mondo dell’innovazione, anche la futura Google city deve fare i conti con queste esigenze, e con il bilanciamento necessario tra i benefici che l’applicazione della tecnologia, irrimediabilmente, comporta da una parte, e i rischi apocalittici di un futuro governato dalle macchine, che non appare quasi più fantascienza, dall’altra.

Anna Zilio

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