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Mente e corpo

Gite in montagna per chi non vede, ma sente e ascolta

Domenica, 13 Ottobre 2019

Dove non possono arrivare gli occhi, arrivano le gambe, il fiato, l’allegria, la voglia di stare insieme e soprattutto, il cuore. Sono questi gli ingredienti delle escursioni per non vedenti e ipovedenti del Veneto, organizzate una volta al mese dal gruppo Alpini di Bassano del Grappa (Vicenza) in collaborazione col Gruppo sportivo non vedenti di Vicenza e l’Unione nazionale veterani dello sport di Bassano del Grappa. L’idea è nata un paio di anni fa, e l’ultima gita è andata in scena con l’inizio dell’autunno: partenza da Sant’Antonio in Val Magnaboschi (1100 metri), arrivo alla sella di Bocchetta Paù (1286 metri) e ritorno, per un totale di 9 chilometri e 400 metri di dislivello.  
L’appuntamento è al bar Jok di Cesuna di Roana (Vicenza), dove convergono una cinquantina di persone da tutta la regione, molte di loro con occhiali scuri, bastoni e cani guida al guinzaglio. Portare in montagna una comitiva così richiede un’organizzazione capillare, anche perché il sentiero è aperto al transito delle auto: gli escursion
isti devono indossare delle pettorine gialle e quelli non vedenti devono camminare in coppia con un accompagnatore, “protetti” da due volontari con bandierine rosse e walkie talkie, all’inizio e alla fine della processione. Aldo Primon, l’alpino che dirige le operazioni, distribuisce le casacche e comunica gli accoppiamenti di guide e non vedenti: la mia compagna di viaggio è Gina, 55 anni dalla zona di Soave (Verona); con lei c’è anche Omar, un bellissimo labrador nero di 10 anni, ricevuto 8 anni fa dalla Scuola Triveneta Cani Guida di Padova. Gina, sposata e madre di due figli, ha perso la vista una trentina di anni fa, ha dovuto rinunciare al suo lavoro come cameriera e ammette che ci ha messo dieci anni ad accettare la sua nuova condizione, restando chiusa in casa per gran parte del tempo. Poi però ha reagito, ha ricevuto il primo cane e ha cominciato a uscire, lasciandosi alle spalle i pensieri negativi. 
Durante la salita, Gina dice che WhatsApp è stato fondamentale, perché ha permesso a tanti non vedenti che prima non sapevano come comunicare tra loro, di entrare in contatto, fare amicizia, scambiarsi consigli e informazioni. Gina poi racconta che ama camminare perché “è come una ricarica”, che la settimana prima ha visitato il museo di Forte Marghera (Venezia) e che una volta ha fatto anche rafting, e non solo, ha partecipato anche a diverse cene col delitto in veste di cameriera: “Gli ospiti sono disorientati, per portarli al tavolo c’è da sudare - racconta - Poi ci divertiamo a fargli gli scherzetti, e a fine cena gli diciamo che hanno mangiato delle cose diverse da quelle che gli abbiamo servito”. 
All’altezza di Caltrano, la valle si apre e inizia il “giro delle malghe”, segnato dalle mucche al pascolo attorno alle pozze d’acqua. A Gina piace molto andare a parlare nelle scuole: “Educare i bambini a rispettarci è molto importante - spiega - Purtroppo in giro c’è tanta maleducazione, come dimostrano le auto parcheggiate male che ci ostruiscono il passaggio. Per fortuna i bambini ci capiscono”. 

Alessandro Macciò

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