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Speciale come te

Kekeli Neva: quando la scuola porta luce

Venerdì, 23 Agosto 2019

La prima volta che ho incontrato Daniela, avevo circa dieci anni. Casa sua è ricca di quadri e maschere africane, di fotografie e ricordi dei suoi viaggi. Lavora alla Coop di Castelfranco Veneto, ma una volta all’anno prende l’aereo e, assieme alla sua amica Fausta e ad altri volontari, si reca in un orfanotrofio in Uganda, dove crescono e studiano moltissime bambine orfane. Daniela fa parte dell’associazione no profit “Kekeli Neva La luce venga”, che si occupa di aiutare e dare sostegno soprattutto ai ciechi dell’Africa, in particolare del Togo e del Benin.
Negli ultimi anni l’associazione ha realizzato quattro centri specializzati, mantiene gli studi universitari di giovani ciechi che desiderano studiare, e promuove l’alfabetizzazione di moltissimi bambini, tra cui le bambine dell’Uganda.
Il giorno del nostro primo incontro mi chiese se sapessi che cosa avessero mangiato quel giorno a pranzo i bambini che vivevano in Africa, io risposi di no. “Riso e acqua” mi spiegò. Poi mi chiese, invece, cosa avrebbero mangiato il giorno seguente gli stessi bambini, e io dissi nuovamente che non lo sapevo. “Acqua e riso”, mi rispose.
Con l’aiuto di Daniela, i miei genitori decisero di adottare una bambina a distanza. Si chiama Monika, all’epoca aveva la mia stessa età, non aveva genitori e le sue uniche figure di riferimento erano i volontari che si occupavano di portare fondi, viveri e giocattoli all’orfanotrofio. Da anni, Daniela, Fausta e tutti gli altri, fanno tutto ciò gratuitamente, ricevendo in cambio l’affetto delle bambine aiutate, e la soddisfazione di vederle crescere e studiare.
Una volta, ci portarono a casa una lettera che Monika aveva scritto di suo pugno: “God bless you” diceva alla fine. Nella foto Monika aveva i capelli corti, era magra, e non aveva vestiti belli quanto i miei. Non aveva giocattoli, scarpette colorate o bambole nuove con cui giocare, ma ci aveva ringraziato per quel poco che aveva. 
La ricchezza di associazioni come “La luce venga” sta proprio nella gratuità del loro operato. 
Grazie a loro, chi non ha occhi per vedere, ha la possibilità di riscattarsi, e chi non ha famiglia, cresce in compagnia di persone meravigliose.

Anna Zilio

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